ATTUALITÀ

Il lavoro di squadra s’impara. Giocando

Un'esperienza di team building per direttori, amministratori e progettisti IAL Lombardia

Pensa con le mani e abbi fiducia in loro. L’invito campeggia sullo schermo della sala comune di Nave Italia, il brigantino della Marina Militare Italiana che più di una volta ha avuto a bordo gruppi di studenti di IAL Lombardia per quella formidabile alleata dei percorsi formativi che è la “terapia dell’avventura” offerta dalla navigazione, capace di aiutare i giovani a conquistare consapevolezza e convinzione nelle loro capacità.

Stavolta però attorno ad un grande tavolo al centro della sala non ci sono dei ragazzi, ma i componenti del Comitato di gestione di IAL Lombardia, riunito in un contesto del tutto inusuale rispetto agli abituali spazi di lavoro: direttori, amministratori e progettisti fanno esperienza di team building, quell’insieme di attività, pensate e guidate, per migliorarne la capacità di lavorare in squadra e, appunto, “costruire gruppo”.

Lego serious play

Un’altra cosa curiosa che guardando la scena stupisce non poco, è che sul tavolo, coperto da un panno scuro, spiccano centinaia di coloratissimi mattoncini Lego, con relativi personaggi e quell’infinità di oggetti e combinazioni che hanno fatto la fortuna di questo gioco.

Che succede? Lego serious play, chiarisce la slide sullo schermo: “L’idea di fondo – spiega il sito ufficiale di questo ‘gioco serio’ – è che un apprendimento che coinvolge l’uso di attività mentali e manuali produce una comprensione più profonda e più significativa del mondo e delle sue possibilità, aiutando i partecipanti a sviluppare le capacità di comunicare in modo più efficace, di far ricorso alla propria immaginazione più facilmente e di affrontare il proprio lavoro con maggiore fiducia, impegno e intuizione”.

E’ così che nei tre giorni di navigazione nell’arcipelago spezzino in cui si snoda l’esperienza, i coach del “metodo Lego” invitano i partecipanti a realizzare con il materiale disponibile qualcosa che sia in grado di raccontare la motivazione personale, le dinamiche relazionali, parole chiave sull’impegno lavorativo. Costruire “metafore concrete” quali fattori abilitanti alla riflessione e alla comprensione profonda dei problemi, spunti che aiutano a condividere idee, conoscenza e a stimolare dialogo e discussioni costruttive.

Non è facile reagire in tempi stretti, come prevede il metodo di lavoro, agli stimoli che vengono suggeriti, ma dare conto delle proprie scelte mette in luce caratteristiche che nella relazione di lavoro spesso non trovano modo di esprimersi, mentre in questo contesto portano a condividere anche emozioni profonde.

Una motivazione che viene da lontano

In una sessione di lavoro dedicata alle motivazioni che alimentano l’impegno di ognuno, tra le diverse costruzioni che le raccontano ce n’è una con un piccolo muro e una finestra che sembra quella di un carcere; accanto al muro c’è una banchina con un gommone pronto a prendere il largo. “Da piccola – spiega chi ha assemblato i mattoncini – ho abitato di fronte ad un ospedale psichiatrico: le finestre avevano le sbarre e ogni giorno dietro le sbarre vedevo tante persone sole: avrei voluto liberarle tutte da quella disperazione, salvarle tutte. La radici della mia motivazione sono in quell’esperienza. Lottare contro la dispersione scolastica, cercare di costruire qualcosa di nuovo sulle macerie di un fallimento, fare della formazione professionale uno strumento di accoglienza e di integrazione anche per ragazzi e ragazze arrivati da noi aggrappati ad un barcone, è il modo in cui rispondo a quel proposito che m’ero fatta da bambina”.

Il collega che non vorrei

Più diretta e provocatoria nel lavoro del team building, la domanda di un altro momento dell’esperienza: Quali sono le caratteristiche del collega con cui non vorresti mai lavorare? Anche in questo caso il tavolone della sala comune del Brigantino è ingombro di piccole realizzazioni, solo a prima vista incomprensibili. Tra le altre, una torre sulla quale c’è un omino Lego, seduto, che al posto della testa ha un’elica. “La torre – racconta l’autore – simboleggia il modo di porsi del collega che forte di una progressione di carriera si sente ad di sopra degli altri; è seduto perché si sente arrivato, appagato, e pronto a cogliere il vento aziendale più favorevole (l’elica) piuttosto che entrare in relazione con gli altri, lasciarsi interrogare, continuare a mettersi in discussione. Questo è il collega che spero di non dover incontrare mai!”.

Tornare a dare spazio a ciò che conta di più

Serious play, davvero, all’insegna del confronto e della condivisione. Una preziosa occasione per riflettere non superficialmente sugli impegni quotidiani, tornando a dare spazio a ciò che conta di più, a ciò che da senso alla mission di un’impresa sociale.

Con una consapevolezza nuova – sintetizzata da un pensiero tratto dagli scritti di Pirandello – attorno alla quale continuare a lavorare: “Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa”.  

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Ott 2021

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